Psicologia dell’alimentazione – E’ dal 1992 che si continua ad operare in contraddizione con quanto segnalato dal Ministero della Salute, il quale, in conformità con i dati provenienti dalla ricerca scientifica e dall’esperienza clinica, ha concluso il problema della gestione del peso affermando che “le diete fanno male”. Non solo lo strumento dieta è inefficace, dunque, ma sembrerebbe che la maggior parte dei problemi riguardanti il controllo e la gestione del peso corporeo siano da ricollegarsi a condizioni che nascono e si stabiliscono in conseguenza di metodologie errate quali le diete dimagranti e uno stile di vita scorretto ed inoltre fattori genetici predisponenti ( si è dimostrato che l’ereditarietà incide sul peso corporeo per il 30%), fattori ambientali quali un ambiente alimentare molto invitante comporta un uso smodato del cibo, fattori socio culturali e, da ultimo ma non meno importante, i fattori individuali. Inoltre, molte diete non solo peggiorano il problema del peso (sindrome dello yo-yo) portando a riprendere i chili perduti, ma sono anche spesso causa scatenante dell’insorgere dei Disturbi del comportamento Alimentare (D.C.A.).
Ancora oggi si continua a proporre il solito modello di “restrizione calorica” condannando gli individui a riprendere in pochi mesi il peso perduto. Siamo tutti consapevoli di cosa ci fa male o di cosa dovremmo o non dovremmo mangiare. Il problema è che non riusciamo a capire perché mai continuiamo a farlo anche quando siamo sazi, anche quando ciò che mangiamo ci disgusta, anche quando non vorremmo.
La psicologia dell’alimentazione è quel settore di studi che cerca di individuare quali sono i fattori che influenzano le nostre scelte alimentari e la quantità dei cibi che mangiamo. Essere in sovrappeso significa mangiare più di quanto il nostro organismo dovrebbe mangiare ma, contrariamente a quanto pensiamo, noi mangiamo troppo non per fame vera ma perché influenzati, senza esserne consapevoli, dalla famiglia, dagli amici, dalla grandezza del piatto, dagli odori, dalle luci, da etichette, dalle forme e colori dei cibi, dalla difficoltà che abbiamo a riconoscere i segnali della fame/sazietà. In realtà la maggior parte di noi mangia “inconsapevolmente” perché non è consapevole di tutti i fattori che influenzano la scelta e la quantità dei cibi a prescindere dal senso di sazietà, continuando così ad approcciarsi al cibo con la modalità “pilota automatico”.
Lo psicologo alimentare non propone “diete”. Gli psicologi che si occupano di alimentazione, aiutano a capire perché si mangia troppo, quali sono i fattori che influenzano la fame e le cause che hanno determinato il sovrappeso. Utilizzando strumenti quali : la scala della fame, il barometro del gusto e della sazietà, il monitoraggio alimentare per osservare e controllare i cibi ed in particolare nel mio lavoro il protocollo di Mindfulness MB-EAT.
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