MINDFULNESS EATING

MindfulnessMINDFULNESS (cos’è)

Mindfulness significa portare attenzione al momento presente in modo curioso e non giudicante (Kabat-Zinn, 1994). Mindfulness è quindi un processo che coltiva la capacità di portare attenzione al momento presente, consapevolezza e accettazione del momento attuale (Hanh, 1987).

Gli elementi costitutivi della Mindfulness, che emergono dalle definizioni riportate sopra (consapevolezza e attenzione), evidenziano quale sia la finalità della pratica Mindfulness e quindi la sua tensione etica: l’obiettivo è quello di eliminare la sofferenza inutile, coltivando una comprensione e accettazione profonda di qualunque cosa accada attraverso un lavoro attivo con i propri stati mentali. Secondo la tradizione originaria, la pratica della Mindfulness dovrebbe permettere di passare da uno stato di disequilibrio e sofferenza ad uno di maggiore percezione soggettiva di benessere, grazie ad una conoscenza profonda degli stati e dei processi mentali.

MINDFUL EATING

Jan Kristeller conduce dal 1999, in collaborazione con Jon Kabat-Zinn, presso la Massachussets Medical School, studi e ricerche sull’utilizzo delle pratiche di Mindfulness per l’alimentazione compulsiva ed il Binge Eating.

Il protocollo abbina meditazioni specifiche all’alimentazione consapevole, esercizi pratici e psicoeducazione sugli aspetti dell’alimentazione consapevole. La persona impara a nutrirsi rispettando il proprio corpo, coltivando inoltre la propria consapevolezza interiore, diventando in grado di riconoscere e gestire la differenza tra fame fisica e fame emotiva derivata da fattori sociali o ambientali che possono indurre a mangiare troppo o in modo incontrollato. Una vasta produzione di studi e ricerche scientifiche è oggi in grado di documentare i risultati raggiunti dal programma.

Il programma si rivolge in generale alle persone che sono interessate a perdere peso senza diete, così come a tutti coloro che desiderano migliorare il proprio rapporto con il cibo riducendo lo stress, il giudizio, la negatività e la sofferenza ad esso legati.

La teoria dell’autoregolazione

Un primo obiettivo dell’MB-EAT è quello di ri-regolare l’equilibrio tra fattori fisiologici e fattori non relativi alla nutrizione che condizionano la spinta ad assumere cibo. Questo viene perseguito aiutando gli individui a riconnettersi con l’autentico senso di fame e sazietà così come ai propri stati interni e a identificare gli stimoli esterni che funzionano da trigger rispetto all’assunzione di cibo. ( Schwartz, 1975)

La pratica meditativa estende in maniera impressionante l’attività delle onde gamma, rinforza il collegamento tra i lobi pre-frontali ed il sistema limbico e sposta l’equilibrio della corteccia prefrontale dall’emisfero destro a quello sinistro. Tutto questo si traduce in una più efficace gestione del tessuto emotivo ed in una diminuzione delle emozioni negative a favore di quelle positive. (Goleman, 1988; Kristeller, 2007; Siegal, 2007)


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